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La letteratura - fatta di poesie, di novelle, di saggi, di romanzi - con le vicende di vita dei personaggi narrati aiuta a capire e colmare il divario esistente, in medicina, tra l'obiettività dell'"avere una malattia" e la soggettività dell'"essere malati". Se l'obiettività è pertinente all'informazione medica, trattatistica o mass-mediale, la soggettività è propria di chi trova nella lettura "umanistica" motivi, se malato, di sostegno e conforto alla solitudine e, se medico o altro curante, di miglior comprensione delle altrui ansie e paure, talora o spesso oscillanti tra lampi di speranza e buio disperante. Tanto può bastare per giustificare il presente libro di Medicina narrata, dove la narrazione è in grado di far comprendere meglio, ai malati e ai loro curanti, i momenti e gli eventi cruciali dell'esistenza, tra cui l'ammalarsi, l'invecchiare e il vivere o sopravvivere in "quel che resta del giorno".